In principio fu il mare

CinziaPierangelini
Cinzia Pierangelini

“In principio fu il mare”, romanzo della messinese Cinzia Pierangelini è stato presentato dall'autrice al Centro Multiculturale Officina alla presenza dell'editore Lucio di Pungitopo. Si è aggiunto un dibattito curato da Elio Morabito, operatore culturale, e l'intervento di Sara Marino Merlo.

E' la storia di un incontro. Mohammed è un ragazzo tunisino che decide di vivere l'esperienza di abbandono della propria terra che molti suoi connazionali hanno già fatto. Lui non ne ha la necessità economica , eppure vuole questa occasione di crescita e conoscenza. L'incontro decisivo di tutta la storia avviene con Dodo, una ragazzo diversamente abile che vive con il nonno, fascista e repressivo.

Com'è nata in lei la voglia di scrivere questo romanzo?

“Io dico sempre che ci sono due scuole di scrittura: la prima è quella dei narratori che preparano tutto in anticipo, anche le schede dei personaggi -spiega l'autrice. La seconda, la mia, è quella che parte dal nulla. Non faccio mai un progetto. Tutto parte dalla prima frase che non non cambia mai nel corso della scrittura. Io sono violinista ed è lo stesso per i musicisti: c'è chi suona solo se ha la partitura davanti e chi invece ci riesce anche partendo da una sola nota.”

Cos'è che dovrebbe spingere il lettore a leggere il suo libro? Quali pregi, quali riflessioni?

“La storia riguarda tematiche importanti. L'incontro tra due civiltà chiama in causa un problema attuale quale la convivenza, che io considero il nostro futuro. Emerge il confronto fra la donna siciliana e la donna tunisina, figura che io trovo poetica e in un certo senso più rispettata. Volevo mettere in luce alcuni aspetti della diversità. Dodo è un differente inteso come un ente diverso dagli altri, ma diversi lo siamo tutti. C'è in lui una cultura delle convenzioni che impara dalla televisione e che pensa sia la normalità.”

Dunque, c'è anche una critica…

Si. Direi una sorta di nostalgia verso un passato che non c'è più e che adesso è solo idealizzato. Il pater familias si è evoluto in un nuovo modello più debole e più vuoto. Non c'è più l'ideale di famiglia che avevamo una volta. Una parte della società che descrivo è assoggettata al consumismo e all'ignoranza.

Quanto è stata arricchente la sua esperienza di scrittura e quanto lo sarà per il lettore?

“Quanto lo sarà per il lettore non posso dirlo perché ognuno ci vede quello che vuole e le considerazioni che ne escono possono essere tutte diverse. Io mi sento arricchita perché quando scrivo sto benissimo. E' una  sorta di psicanalisi. Suonerà strano ma ogni volta che rileggo un mio libro trovo tante cose di me che non conoscevo.”

“E' un libro che mi ha colpito molto e per questo ho voluto organizzare questo incontro- dichiara Elio Morabito. Ho apprezzato la straordinaria pulizia del testo, senza fronzoli, capace di esprimere sentimenti e stati d'animo. E' la storia di due marginalità.”

Vivaceil dibattito tra i presenti, grazie anche alle sollecitazioni  dell'editore Falcone che ha lanciato i temi dell'editoria minore e della attività culturale nella nostra città.

mm

Francesca Duca

Ventinovenne, aspirante giornalista, docente, speaker radiofonica. Dopo una breve parentesi a Chicago, torna a preferire le acque blu dello Stretto a quelle del lago Michigan. In redazione si è aggiudicata il titolo di "Nostra signora degli ultimi" per interviste e approfondimenti su tematiche sociali che riguardano anziani, immigrati, diritti civili e dell'infanzia.Ultimamente si è cimentata in analisi politiche sulle vicende che animano i corridoi di Palazzo Zanca.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *