Il Teatro in Fiera occupato per regalare bellezza alla città

Teatro in Fiera 20121216 GI7Q5307Si entra venti per volta al Teatro in Fiera, occupato da poco più di ventiquattro ore. Si passa da un corridoio buio, in fila e in silenzio e si arriva sul palcoscenico. “Nessuna fotografia finché non si accendono le luci” è l'avvertimento.

Poi un attore viene fuori dall'ombra e inizia a recitare. È Angelo Campolo, che interpreta quella che forse è una rilettura dell'Otello. Dopo di lui, due attrici portano in scena Don Chisciotte e Sancho Panza, per poi lasciare spazio solo alla musica di un carillon, che suona Il Fantasma dell'Opera mentre lo spettacolo del degrado prende forma e si consegna agli occhi increduli di quei venti spettatori.

Oggi pomeriggio, nel padiglione 7A del quartiere fieristico, si è svolta un'assemblea pubblica, aperta a tutti i cittadini e organizzata dal gruppo antifascista che ieri ha preso possesso del Teatro, dando vita a  un'occupazione volta a “regalare alla nostra città un momento di allegria, di bellezza, di creatività, di lotta e di confronto”, come si legge nel comunicato.

Dopo la visita del teatro, dunque, è stato il momento del confronto. Gestione privatistica degli spazi pubblici, credibilità dei soggetti che hanno avuto in custodia uno spazio -come appunto quello del Teatro in Fiera- lasciato marcire, responsabilità estese a tutta la cittadinanza, e ancora urgenza di individuare aree di incontro, necessità di trasparenza nella realizzazione di , spese insostenibili per poter utilizzare gli spazi della Fiera: questi i temi principali affrontati dagli oratori. Che sperano nella nascita di una coscienza collettiva pronta a reclamare quello che spetta di diritto ai cittadini: spazi di aggregazione, voce in capitolo nelle decisioni istituzionali.Teatro in Fiera 20121216 GI7Q5232

“Questo teatro è l'emblema della città di Messina: cade a pezzi senza che nessuno se ne accorga e senza che nessuno intervenga”. Sono le amare parole di Maria Certo, una dipendente dell'Ente Fiera, presente come altri suoi colleghi all'incontro. “Niente si fa a costo zero, neanche i progetti più belli e virtuosi. La Fiera richiede dei costi molto alti: ogni anno per i quindici giorni della Campionaria l'Ente Fiera paga all' Portuale un centinaio di migliaia di euro per l'affitto degli spazi, per la vigilanza anti-incendio e per quella armata. Bisogna guardare alla realtà per ripartire e per immaginare nuovi utilizzi di questo spazio così ricco di poesia”.

L'occupazione del Teatro dunque è cominciata e continuerà a oltranza. Ma non c'è ancora un vero e proprio progetto che legittimi le motivazioni portate avanti dagli occupanti. L'impressione è quella di una grande festa e difatti il vino non manca. Ma la realtà ci mostra un edificio, nato per ospitare cultura, che si adagia lentamente sulle sue macerie, un'immagine che altro non è che uno specchio in cui si riflette l'identità della città. E forse è questo il dramma più grande che un teatro possa rappresentare.

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