Il soldato della Galleria Vittorio Emanuele

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L'esterno della galleria Vittorio Emanuele
All'interno della nostra rubrica, giunta ormai alla quindicesima puntata, abbiamo parlato di case infestate, ruderi con manifestazioni paranormali ed incontri ravvicinati per le vie cittadine. Non abbiamo mai parlato, però, di luoghi pubblici abitati da inspiegabili. Ovviamente, la nostra “fantastica” città ci regala anche questo. Pare, infatti, che la galleria Vittorio Emanuele II, centralissimo punto d'incontro per i giovani messinesi, sia teatro di una singolare apparizione.

Nelle ore che anticipano l'alba del primo martedì precedente il solstizio d'estate, un soldato ferito, con una divisa logora e sforacchiata, appare vicino alle scale laterali. Non emette alcun suono, non geme né si lamenta, ma alza un braccio come per invocare aiuto. Quando qualcuno tenta di avvicinarsi per soccorrerlo, però, sparisce immediatamente. Dopo i lavori di restauro della galleria ed il sorgere di numerosi locali al suo interno, il soldato non è stato più avvistato, o almeno non ne abbiamo avuto notizia. Il signor Ottavio (42 anni), però, ci ha raccontato la sua esperienza, verificatasi intorno alla fine degli anni '80.

“All'epoca ero poco più di un adolescente, appena maggiorenne. Dopo una notte passata a ridere e scherzare con alcuni amici, entrammo in galleria per allungare la nostra passeggiata e ritardare il rientro a casa. Era praticamente deserta, credo fossero le 4 o le 5 del mattino. Non ricordo con certezza il giorno, ma era da poco iniziata l'estate. Poteva quindi trattarsi del martedì precedente il solstizio d'estate, come riporta la diceria, ma non posso esserne sicuro. Quello che ricordo con certezza è l'immagine che ci si stagliò davanti non appena giungemmo al centro della galleria.

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L'interno della galleria

Sulla destra, vicino alle scale, vedemmo un uomo a terra, che gesticolava per invocare soccorso. In quei frangenti, ovviamente, nessuno si soffermò su come era vestito, anche se, ragionando a mente fredda, sembrava indossare una divisa dell'esercito. Sforzando la memoria, ricordo i gradi e qualche decorazione, ma quello che notammo tutti furono le condizioni della casacca. Era sdrucita, con varie macchie color ruggine, come di sangue rappreso. Era bucherellata sul petto, come se fosse stato trafitto da parecchie pallottole. Fui il primo a raggiungerlo, pronto a soccorrerlo, ma nel momento in cui mi chinai su di lui per chiedere chi fosse, sparì davanti ai miei occhi.

Mi girai di scatto verso i miei amici, e li vidi bianchi come dei cenci, sconvolti quanto me da quell'apparizione. Non dormii per qualche tempo, anche perché non ero sicuro di cosa avevo visto… Talvolta pensai anche di essere impazzito, ma per fortuna i miei amici avevano assistito a tutto e scartai dalla mente l'improbabile idea di una pazzia istantanea e collettiva. Qualche anno dopo, il padre di un conoscente mi disse che da anni in città si conosce la vicenda del soldato agonizzante in galleria e così capii che non avevamo sognato”.

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