Il “Portofranco” di Francesco Forgione

LibroForgione1“Voi dite che è la prima volta che lavorate  al Sud… e noi siamo al vostro fianco… chiediamo qualcosa per noi e voi avete disco verde”. “ Poi noi siamo là , viviamo là, abbiamo il passato, il presente e il futuro”. Sembrano le battute di un noir, invece è tutto vero. Sono i frammenti del dialogo fra Walter Lugli, manager della Medcenter, importante società di trasporti marittimi, e Mimmo Pepè, uomo di fiducia delle cosche mafiose della piana di Gioia Tauro, riportati nell'ultimo libro di Francesco ForgionePortofranco” (Dalai editore, 2012).

Parole che segnano l'inizio del più grande affare mai gestito dagli uomini della n'drangheta: il porto commerciale di Gioia Tauro. Un “movimento” che garantisce alle famiglie un dollaro e mezzo per ogni container in transito. Percentuale apparentemente irrisoria che però, moltiplicata per i notevoli numeri del traffico che quotidianamente tocca il grande porto del basso Tirreno, assicura guadagni enormi a tutti coloro che partecipano alla spartizione.

Di questo e di molto altro parla Portofranco, presentato martedì scorso al Circolo Pickwick -a cura della Casamatta della Sinistra- con la partecipazione dell'autore, di Michele Prestipino, della Repubblica aggiunto presso la DDA di Reggio Calabria, e della giornalista Angela Corica.

“Portofranco è il racconto di un viaggio. Il ritorno di un giornalista nella sua terra d'origine per raccontare un territorio difficile, aspro e una mafia, la ‘ndrangheta, che si identifica con esso visceralmente da tempi lontanissimi e ne ha fatto una solida base di partenza per andare alla conquista del mondo. La mafia calabrese è nota all'opinione pubblica per la strage di Duisburg e per le inchieste sul narcotraffico internazionale, ma, se ci si limita a questi aspetti si rischia di averne una visione falsata” . Così Francesco Forgione, cinquantadue anni, giornalista, dirigente di SEL e già presidente della Commissione Antimafia, ha presentato il suo lavoro nel corso dell'incontro. “Il cuore, il cervello delle ‘ndrine è ancora la Calabria -ha sottolineato. Il controllo del territorio è ancora la fonte di legittimazione delle cosche. L'intelligenza organica della ‘ndrangheta vive nei suoi luoghi d'origine e si alimenta di una cultura antica che si riproduce e si rigenera nei processi di globalizzazione senza mai annullarsi in essi”.

Il ritratto che della mafia calabrese viene fuori in Portofranco va ben oltre le rappresentazioni folkloriche dei rituali arcaici. Racconta invece di un'identità che con la modernità convive benissimo: la coppola e internet, l' Aspromonte e il mondo. “Dai paesini dell'entroterra calabrese –  ha spiegato Forgione“sono partiti personaggi come quell'Aldo Micciché che, partito da Maropati, villaggio di circa 1600 anime nella piana di Gioia Tauro, ha curato gli enormi interessi della famiglia Piromalli gestendo i rapporti con la politica e l'economia internazionale persino da una latitanza dorata in Venezuela e parlando a tu per tu con un ministro della Repubblica, Clemente Mastella, perché fossero mitigate le condizioni di detenzione di Pinuzzu, nipote dello storico boss don Peppino Piromalli, detenuto con il 41bis nel carcere di Tolmezzo. Si tratta dello stesso personaggio di cui sono ben documentate le relazioni con Marcello dell'Utri, per conto del quale ha fatto da intermediario per l'acquisto di gas e petrolio dalla società pubblica venezuelana, e si è occupato di gestire il bacino elettorale sudamericano del Popolo delle Libertà”.

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Francesco Forgione

Molte delle storie che Forgione racconta ruotano attorno alla piana di Gioia Tauro e al suo porto, che non è solo un grande hub per il traffico di cocaina, anche se -come ha ricordato il giudice Prestipino- nel priodo tra marzo 2011 e giugno 2012 sono stati sequestrati all'ingresso del porto oltre due tonnellate e mezzo di polvere bianca. Accanto alla droga c'è di tutto, dalle uova alle cellule staminali. “Il salto di qualità -ha sottolineato l'autore- è avvenuto con la rivolta di Reggio Calabria all'inizio degli anni ‘70. In quella fase si è consolidata la relazione fra ‘ndrangheta, politica e affari. Prima la vicenda del quinto centro siderurgico, poi la costruzione del porto commerciale, la cui prima pietra è posta, significativamente, da Giulio Andreotti alla presenza di Gioacchino Piromalli, hanno portato in Calabria consistenti somme di denaro pubblico ed hanno fatto diventare la Piana uno dei più importanti snodi del commercio mondiale”. Le ‘ndrine ieri e oggi non si limitano a parassitare questi processi, ma instaurano un sistema di relazioni in cui sono protagoniste a tutto campo. Le intercettazioni rivelano una straordinaria capacità di trattare con le da pari a pari e una spartizione scientifica dei profitti.

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Michele Prestipino

Un sistema che è economico, culturale e politico. “A scorrere gli elenchi dei - ha raccontato ancora Forgione- ti imbatti quasi sempre nei soliti nomi, quelli delle famiglie storiche e dei loro amici”. E diversi uomini dello Stato -magistrati, poliziotti,docenti universitari- sono legati a una doppia appartenenza, a una doppia fedeltà “Quando incontri lo Stato, in Calabria, non sai mai qual è quello giusto”.

Il quadro, dunque, è desolante. Ma non per questo Portofranco invita alla rassegnazione. “Raccontare la ‘ndrangheta è solo l'inizio -ha concluso Forgione. I peggiori nemici delle famiglie restano quelle ragazze e quei ragazzi che ogni giorno si battono per conquistare diritti sociali e spazi di libertà. Questo libro è per loro”.

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