I lavoratori dell’Ente Fiera da 13 mesi senza stipendio

Dipendenti Ente Fiera
Un gruppo di lavoratori dell'Ente Fiera

Lo chiamano stipendificio, ed è un paradosso perché lì, negli uffici dell'Ente Fiera, di stipendi non se ne vede da un po'.

I dodici dipendenti dell'Ente, la metà dei quali vive in famiglie monoreddito, non percepiscono il salario da tredici mesi. E promettono di dare presto inizio a forme di protesta eclatanti, se dall'Assessorato Regionale alle Attività Produttive non arriverà la garanzia, “scritta su carta, ché delle parole non ci fidiamo più”, di un incontro.

Eppure l'attuale assessore, l'onorevole Linda Vancheri, si è dimostrato ad oggi l'unico, reale interlocutore degli impiegati dell'Ente. Tra l'edificio di viale della e l'ufficio dell'assessore viaggiano telefonate a ritmi serrati. “Il dialogo continuo con l'onorevole Vancheri ci dà perlomeno il conforto che qualcuno stia realmente valutando la questione, che qualcuno stia studiando una soluzione”.

Una soluzione a una condizione di incertezza che stordisce. E' mai possibile, si chiedono i dipendenti, che un fatto così grave passi inosservato, nell'indifferenza della classe politica messinese e della cittadinanza? È possibile, purtroppo. “Siamo stati ignorati” ci spiegano durante un incontro collettivo. Ed è piuttosto evidente che hanno un bisogno viscerale di raccontarlo a qualcuno, che da un anno la loro vita è cambiata.

Provate a immaginare di svegliarvi, la mattina, e di andare a lavorare con l'amarezza per un anno di retribuzioni mancate e con la preoccupazione che il peggio non sia ancora passato. “Siamo più angosciati per il nostro futuro che arrabbiati per gli stipendi che non abbiamo avuto. Dove saremo domani? Anche mettere un punto sarebbe una soluzione”.

Così, si finisce per dire addio a tante cose. Tra cui la macchina, che prima serviva proprio per raggiungere il posto di lavoro. “Adesso molti di noi arrivano in Fiera a piedi. E l'auto non è certo l'unico sacrificio. L'aiuto dei genitori, i risparmi messi da parte per una vita, l'estrema parsimonia: solo così siamo arrivati fino ad oggi. Ma questa storia non può andare avanti per sempre. Il nostro dramma lo viviamo sulla pelle, somatizzando l'ansia che ci corrode. La mancanza di serenità danneggia i rapporti tra noi colleghi e con i nostri familiari, è inevitabile. Eppure siamo qui, tutti i giorni, tutti quanti, a dimostrare la nostra voglia di lavorare. Siamo una forza produttiva, al di là di tutto”.

Lo dimostrano i progetti, redatti negli anni, di riqualificazione e rifunzionalizzazione della Fiera, progetti con i quali si è cercato di dare un nuovo volto a un corpo che lentamente moriva, in un'agonia che ha trascinato con sé tutti quanti. “Ci chiamano assenteisti, dicono che rubiamo lo stipendio. E lo dicono anche adesso che di stipendio non ne abbiamo”.

Cosa ne sarà di questa Fiera, dopo dodici anni di commissariamento? “Tutti i giorni chiediamo e aspettiamo risposte. Aspettiamo da un anno la nomina di un nuovo commissario, che sia liquidatore, per somministrare l'eutanasia alla Fiera, o che sia straordinario, per provare ancora una volta a rimettere l'Ente in piedi. Il della Regione Crocetta ha parlato di rilancio, ma nulla si sta muovendo. Nessuno riesce a vedere l'emergenza. Poco prima di Natale avevamo chiesto all'Assessorato un piccolo anticipo sugli stipendi arretrati. Per noi avrebbe avuto un valore simbolico, come un segnale di attenzione. E anche questa volta nessuna risposta”.

Chiedono un percorso guidato verso una fine, di qualsiasi tipo, come è stato per i 32 dipendenti della Fiera Mediterranea di Palermo (messa in liquidazione e l'assunzione alla Resais spa, controllata della Regione Siciliana). “Nessun provvedimento per noi, e nessuna comunicazione. In definitiva, nessuna forma di rispetto”.

Il limbo dev'essere peggiore dell'inferno, perché logora lentamente e lentamente trasfigura.

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