Guerra e Pece

sex in my city 1Mentre casa mia odora ancora di biscotti allo zenzero e le lucine dell'albero lampeggiano di un'anarchia epilettica, mi concentro su una discussione intercorsa giorni addietro. Mi si opponeva che oggi, persino gli uomini di buona volontà sono diffidenti nel concedersi una relazione da poco conto.

Poiché, la tesi a supporto della mesmerica affermazione, lo scotto da pagare è di gran lunga superiore alla gradevolezza della bottarella fine a se stessa. In che senso? Nel senso, mi si spiega, che le donne non la danno mai gratis, bensì dietro tacito corrispettivo: che sia legame stabile, affettuosità, reciprocità, progetto a medio o lungo termine. Forse le donne che avete incrociato fino ad ora, miei cari signori uomini.

Orbene, nell'attesa che mi si asciughi lo smalto verde abete, mi preme illustrarvi la differenza monolitica che esiste tra le donne comuni (signore per bene che perseguono la via del fidanzamento) e le donne che, pur essendo “non aventi titolo” (per intenderci: le altre, le zitelle, le singles, le libertine), comuni non sono.

Una volta archiviati i festeggiamenti per il trentacinquesimo compleanno, per le donne non comuni scatta l'azione secondo il principio individuationis, legge suprema che consente loro di dire-fare-baciare-scopicchiare nell'assoluta assenza di una prospettiva plurale. Assenza di prospettiva plurale: do you understand? La maggior parte delle donne comuni, pur consapevoli di avere un epicentro erotico-intellettuale non indifferente, ne usufruiscono maldestramente: talvolta abusando della propria vagina a scopo di lucro (“te la do solo se”, ricatto affettivo-sentimentale), talvolta svendendola a scopi pseudo-filantropici (“te la presto, in usucapione”, una sorta di onlus sessuale con fini contrattuali duraturi).

Le donne non comuni, al contrario, la danno (mai via, memento), con diritto di enfiteusi: ovvero, cedono il bene, per un determinato periodo di tempo, con l'unico scopo che vi si apportino delle migliorie in termini di aumento della libido, soddisfazione, appagamento dei sensi. Qualora una donna non comune vi dica, signori uomini, che vi adora già al secondo appuntamento, non fate scattare la vostra casanovica allerta: siete solo di fronte ad un caso di ecofonia (la donna non comune, per rimanere coerente con il mood della relazione, ripete le vostre parole ed i vostri gesti, in uno scambio paritario ed educato).

La donna non comune non ha finalità diverse da quelle che avete voi, uomini così tanto comuni. E non chiede promesse o giuramenti (ché lo sa che i giuramenti non hanno valore mai, sono solo mezzi per procurarsi qualcosa). Non ha bisogno di menzogne, di false reticenze né di raggiri. Se il gioco della seduzione le garba, resta e rilancia, altrimenti abbandona il tavolo per altre mani più fortunate.

Come già enucleato nel post precedente (C'è posto per te n.d.r.), quando ci raggiunge l'urgentia eccitatio, non stiamo a domandarci perché né per quanto tempo né cui prodest. Assecondiamo il nostro edonismo (che equivale a venire a letto con voi), noi donne non comuni, pur sapendo, talvolta, di andare incontro alla sindrome di Bezuchov (il personaggio di “Guerra e pace” che, nonostante riconosca esattamente ciò che è bene, continua a fare il male). Mal cascano, pertanto, le vostre pavide giustificazioni di allontanamento o ritrosia negativa, simili piuttosto a comportamenti da roditori (leggete: conigli), ché, ripeto, le donne non comuni non vi hanno chiesto né prospettato niente.

Il vostro alibi del non provarci, del non impegno, della paura di stabilità, dell'asfissia femminile, per evitare approcci e situazioni flirtanti o, peggio, sparire come ladri (sì, ma di braciolette) non regge. Per quanto voi vi sentiate assolti, signori uomini, siete comunque tutti coinvolti.

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