Giovanni Paolo II e la città dello Stretto

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L'arrivo di papa Wojtyla a Messina

La giornata di domani, 1 maggio 2011, passerà alla storia come una delle più attese dal mondo cattolico negli ultimi anni. Dopo oltre un lustro di attesa, Giovanni Paolo II diverrà beato. Impossibile allora non dedicare al papa polacco la nuova puntata di Gran Mirci, sottolineando ovviamente il forte sentimento che lo legava alla nostra città. In molti ricorderanno la sua visita a Messina l'11 giugno del 1988 in occasione della canonizzazione della Beata Eustochia Calafato, ma probabilmente pochi sapranno che la santificazione della clarissa messinese è stata la prima ex urbe (al di fuori della Santa Sede) nella storia della Chiesa Cattolica. 

Giovanni Paolo II, infatti, d'accordo con le più alte sfere vaticane e con la diocesi locale, decise a sorpresa di concedere l'immenso tributo alla santa peloritana, che fu canonizzata dinnanzi agli occhi della propria città (per maggiori dettagli sulla vita di Santa Eustochia vedi “Le eroine che hanno fatto la storia della città”, articolo pubblicato il 5/3/2011). La dei fedeli cittadini fu notevole e per un giorno Messina divenne la capitale della vita cattolica, ospitando pellegrini da tutto il Meridione e persino da diverse aree del Mediterraneo. Perfetta cornice di pubblico per un importantissimo evento mai verificatosi prima nella millenaria storia di Messina e della Chiesa. Nei giorni immediatamente precedenti, l'arcivescovo Ignazio Cannavò non mancò di sottolineare a più riprese come l'iniziativa di celebrare a Messina la canonizzazione dell'allora Beata Eustochia venne direttamente da Giovanni Paolo II, che dovette forzare alcune procedure ecclesiastiche per riuscire a consacrarla al di fuori dello Stato Pontificio.

Il papa di Wadowice era estremamente devoto al culto della Madonna e sentiva vicina la cittadinanza messinese per via della devozione mariana che da sempre contraddistingue la città dello Stretto. Soprattutto per questa ragione decise di officiare la canonizzazione al di fuori del territorio vaticano. Una volta a Messina, Giovanni Paolo II visitò i luoghi più importanti del culto cittadino, soffermandosi per parecchio tempo in Cattedrale e al monastero di Montervegine, fondato dalla santa messinese nel lontano 1464, dove rivolse alle Clarisse ed alla nostra città queste commoventi parole: “Ho pensato alla vita di questa vostra madre e sorella fondatrice, che oggi arriva agli onori dell'altare come una Santa, Santa di questa terra, Patrona di questa città. Da secoli la invocate come protettrice: continuate ad imitarne la pietà eucaristica e come Lei amate Maria Santissima, la cui devozione è ben radicata nella vostra terra”.

Prima di concludere il suo lungo giro cittadino al Santuario di Cristo Re, il pontefice indugiò per parecchio tempo nella chiesa di Montalto, non riuscendo ad abbandonare facilmente lo spettacolare panorama dello Stretto che mai prima d'allora aveva ammirato. Incantato, il pontefice dei giovani disse: “sono rimasto particolarmente colpito dallo stupendo scenario nel quale è incastonata la città, distesa tra le falde dei monti Peloritani, degradanti verso la costa, e lambita dal mare, che rinvia al ricordo di miti suggestivi e di antiche leggende, tanto vivi nelle credenze del mondo classico e diventati in seguito patrimonio del linguaggio e della letteratura mondiale”. Due targhe, poste ai lati della porta della Chiesa, riportano le parole di Giovanni Paolo II.

Per ricordare e dimostrare la sua devozione in questo momento così importante, il 16 aprile scorso la città di Messina ha intitolato al papa polacco la piazza all'incrocio tra via Sciascia ed il viale Regina Elena alla presenza delle autorità civili, religiose e militari. Ancora una volta, Messina può vantare un primato che la lega ad una delle personalità più importanti ed amate del secolo passato. Un uomo che da solo, con la forza della sua personalità, è riuscito a districare matasse che i più potenti uomini politici del periodo non erano riusciti neanche ad intaccare. Messina celebra la beatificazione aspettando con ansia il successivo gradino, quella canonizzazione che i numerosi miracoli compiuti in vita e dopo la morte certificano già nei cuori dei fedeli.

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