Fermenti indipendentisti a Messina

csnns
Un momento della presentazione dell'associazione
Quale contraltare ai per i 150 anni dell'Unità d'Italia, a Messina apre il “Centro Studi Naturalistici Nazione Siciliana”. Numeroso il pubblico, fatto questo che conferma un certo fermento sicilianista che sta rimontando nella società isolana e, come la cronaca della giornata di celebrazioni ci racconta, si allarga anche ai siciliani che non vivono più nella propria terra. Segno che vanno aumentando coloro che si sentono davvero “Nazione” e non una mera espressione geografica regionale.

Rosa Cassata, presidente del CSNNS, nell'aprire l'incontro ha ribadito che lo scopo dell'associazione “non è quello di “fare accattonaggio”, ossia ricercare finanziamenti pubblici e vivacchiare così come tante altre organizzazioni del genere, bensì quello di rimarcare e diffondere il sentimento nazionalista della Sicilia, ribaltando tutti i luoghi comuni che ormai sono nati sui meridionali e soprattutto sui siciliani. Il nostro obiettivo è quello di far rivivere i sentimenti e l'orgoglio di sicilianità attraverso la riscoperta delle tradizioni e della cultura di lingua siciliana, il nostro non è un dialetto ma una vera e propria lingua, e soprattutto eviti loro l'alternativa che fino ad oggi coinvolge tanti giovani cervelli siciliani: la fuga verso il Nord o addirittura all'estero per poter trovare un dignitoso posto di lavoro”.
Maria Rosaria Natoli, vice presidente dell'associazione, ha messo in guardia dalla strategia di far sentire i meridionali dei fannulloni e dei buoni a nulla, “tanto che ormai da troppo tempo è stato affibbiato soprattutto ai siciliani con il risultato che a via di sentirselo dire molti si sentono quello che gli altri hanno voluto. Per ribaltare questa falsità sulle qualità dei siciliani, il CSNNS vuole produrre lavoro, fare impresa”.
Presente anche Maurizio Ballestrieri, ex segretario generale della Uil di Messina e deputato per una legislatura all'Ars, che ha posto l'accento sulla rivendicazione nazionalista siciliana propugnata dal CSNNS, che “non poggia sulle basi che hanno caratterizzato finora il fenomeno meridionalista e sicilianista che negli ultimi 60 anni ha prodotto soltanto la stortura che chi doveva difendere le istanze di queste popolazioni ha invece tradito i propri compiti. Purtroppo il nostro statuto è stato tradito sia perché chi lo compilò non previde una norma prescrittiva che obbligasse il legislatore costituzionale ad ottemperare alle norme dello Statuto Siciliano, con il risultato che già dal giorno successivo alla entrata in vigore della Costituzione le rivendicazioni del popolo siciliano furono tradite, sia perché gli stessi parlamentari siciliani non hanno mai davvero spinto affinché lo Statuto fosse attuato in toto. La giornata dell'Unità d'Italia lascia perplessi -aggiunge Ballistreri- perché proprio nelle regioni del Nord le amministrazioni leghiste hanno disertato le commemorazioni come se fosse stato quel territorio ad essere stato depauperato da questa unione, dimenticando i morti meridionali, le promesse mai mantenute come quelle di Garibaldi ai contadini siciliani di dare loro la terra, il fatto che molte unità produttive siano state smantellate per essere ricollocate al nord o che oggi il denaro dei meridionali finanzia la grande industria e spesso le speculazioni finanziarie della borghesia del nord. E questo, mentre il più grande istituto bancario siciliano, il Banco di Sicilia, è stato acquisito dalla grande banca del nord portando in dote i risparmi dei siciliani”.

Placido Antinori, dell'officina667.net, ha messo in rilievo come la Sicilia sia stata defraudata dalle risorse naturali. Inoltre ha accusato la politica meridionalistica negli ultimi anni che si è comportato come il medico ha di fatto non curato la malattia evitando comunque di farla morire in modo da lucrare lungamente la parcella. Il suo pensiero è racchiuso in un pamphlet intitolato “150 anni di rapina” che, partendo dal presupposto che “la rapina è stata perpetrata dall'Italia, un'entità artificiale in quanto nata da un progetto economico liberalistico che non ha una storia visto che risale direttamente alla Repubblica Cisalpina e poi, tramite massoneria e carboneria e con la complicità della borghesia siciliana, ha svenduto i mezzi di produzione della Regione, ottenendo in cambio agevolazioni personali.

Ad affascinare il pubblico anche le tesi di Maurizio Castagna, rappresentante di “Identità mediterranea”, che rispetto alle guerre di indipendenza sostiene che “non si possa parlare di invasione di eserciti stranieri o di altra entità statale, perché la Sicilia è stata invasa da una mentalità opposta alla sua identità. Il popolo meridionale e, soprattutto, quello siciliano è da sempre rivolto al sociale, all'accoglienza, lo sguardo rivolto agli ultimi, ma è stato invaso da una mentalità imperialista che ha prodotto l'accaparramento delle risorse. Scandali, corruzioni, concussioni sono il frutto di una non-cultura individualistica che giudica le persone in base a quanto posseggono materialmente”. Il primo atto della neonata associazione è stata una fiaccolata alla memoria dei siciliani uccisi da garibaldini e piemontesi durante la guerra per l'annessione al regno di Sardegna.

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