Ente Teatro, la verità dei lavoratori

Triscele 6
Gli orchestrali dell'Ente Teatro durante la protesta della Triscele

Hanno fatto di tutto per avere l'attenzione dei messinesi. Hanno suonato per strada, solidarizzato con i lavoratori Triscele, promosso concerti pubblici. Gli orchestrali hanno provato a parlare con la loro musica per toccare il cuore della città e dei dirigenti dell'Ente Teatro. Poi è arrivato il presidio permanente a cui partecipano tutti i lavoratori del Vittorio Emanuele perché, a loro detta, sono uniti e solidali in un'unica battaglia per i propri diritti.

“Non siamo ragazzini che occupano una scuola- tuona Rosaria Mastrosimone, musicista dell'orchestra messinese. Ci sono donne di 65 anni, nonne e madri di famiglia a fare il presidio. Lottiamo per un pezzo di pane e i nostri diritti e non abbiamo paura di farlo”.

I diritti di cui parla Rosaria sono sanciti da una legge della Regione Siciliana che risale al 2005: il 20% dei contributi regionali devono essere destinati all'orchestra ed alla stabilizzazione degli orchestrali. Stabilizzazione che per i musicisti messinesi è stata, in questi anni, più un lontano orizzonte che una certezza. La precarietà li ha portati ad una continua ed a inevitabili disparità con i colleghi catanesi e palermitani, che godono di maggiori tutele, come i contratti nazionali a tempo indeterminato, e contributi economici regionali maggiori.

I progressivi della Regione hanno portato ad una riduzione dell'offerta culturale del Teatro ed alla diminuzione degli spettacoli, tanto che nella maggior parte dei casi i musicisti non sono riusciti ad arrivare ai 78 giorni lavorativi che avrebbero consentito la richiesta di un assegno di disoccupazione. A questo però, si sono aggiunte le inadempienze procedurali da parte del Consiglio di amministrazione dell'Ente Teatro e la mancata approvazione dei bilanci a partire dal 2010 (quest'ultimo è stato approvato solo due mesi fa), che nei fatti ha lasciato dipendenti e orchestrali senza stipendi.

“La stagione attuale conta meno di 40 giorni lavorativi -continua la Mastrosimone. Siamo dovuti ricorrere ai decreti ingiuntivi esecutivi per avere i pagamenti arretrati del 2012. Ancora aspettiamo i pagamenti di alcuni spettacoli del 2011. E' una situazione insostenibile. Io ho un bambino di sei anni, sono costretta a lavorare fuori per arrotondare le entrate familiari. Faccio concerti a Torino, Milano, Tokyo, lasciando mio figlio a casa. Fortunatamente mio marita lavora e quindi riusciamo ad andare avanti, ma ci sono tanti colleghi in situazioni peggiori. C'è chi aveva messo qualcosa da parte, qualcuno lavora al supermercato pur di sopravvivere. Senza contare che anche il presidio permanente ha i suoi costi, perché c'è gente che viene da fuori città a proprie spese pur di continuare la nostra battaglia”.

Molto simile è l'esperienza di Giampiero Cannata, anche lui orchestrale. ”Sono entrato in Teatro a 27 anni come precario. Superare l'audizione ed entrare a far parte dell'orchestra del Vittorio Emanuele, per un musicista messinese era il non plus ultra. Ma non ci potevamo mai aspettare che in 10 anni la situazione cambiasse così drammaticamente. Quaranta giorni l'anno non è lavoro. Quando ho iniziato, si lavorava dagli 80 ai 90 giorni l'anno. Nel 2011 invece, le giornate lavorative sono state solo 60, mentre nel 2012 si sono ridotte a 40. Tanti miei colleghi per sopperire a questa situazione, hanno scelto una carriera lavorativa parallela -racconta ancora Giampiero. Solo il 25% di noi, come me, vive di sola orchestra. Ma tanti altri insegnano nelle scuole medie perché hanno fiutato l'andamento di questo processo inverso del progresso di carriera. Questa è una vera e propria beffa, perché ti ritrovi a 38 anni senza niente in mano. Ho investito 11 importanti anni della mia vita in una cosa che è finita”.

L'amarezza e l'enorme preoccupazione degli orchestrali si unisce a quella degli altri dipendenti in presidio permanente. “Aspettiamo ancora gli stipendi di dicembre, la tredicesima e siamo quasi a fine gennaio -ci dice Carmelo Tavilla, dipendente del teatro dal 1986. E' una situazione portata allo stremo. Noi abbiamo due figli, mia moglie era impegnata con l'Ente come sarta, ma adesso non si lavora neanche a giornata. C'era tanta gente che faceva affidamento anche su questi piccoli lavoretti per andare avanti”.

Tra proteste dei lavoratori e le richieste dei sindacati, la situazione economica del Teatro rimane in bilico, dato che solo il bilancio del 2010 è stato approvato. “Probabilmente tra qualche giorno arriveranno i soldi per pagare gli orchestrali -comunica Annalisa Lupica, dell'Ufficio Ragioneria. Onestamente, neanche noi degli uffici abbiamo contezza di tutto perché ci sono i consulenti esterni a cui è stata affidata la gestione economica. Io personalmente ho pure chiesto il trasferimento. La situazione economica è assurda, non c'è un piano di rientro. Fra l'altro il programma di quest'anno è talmente esiguo che non si riuscirà sicuramente a rialzare le sorti dell'ente”.

“Gli abbonati non sono neanche il 60% di quelli che avevamo gli anni scorsi -critica Benedetto Settineri, dipendente. La qualità non è la stessa degli altri anni. La situazione è veramente drammatica sotto tutti i punti di vista. Io fortunatamente sono stato come una formichina e ho messo da parte quel poco per mantenermi in questo momento in cui non arrivano gli stipendi. Ho tre figli, due quali vivono con me. Se non avessi fatto così, sarei perso”.

Stipendi, fornitori, spettacoli, compagnie. I conti da saldare sono tanti e salati. Lavoratori, sindacati e opinione pubblica sono però uniti in un'unica convinzione: la dirigenza dell'Ente Teatro ha fallito economicamente ma, soprattutto, culturalmente e la lenta agonia del Vittorio Emanuele è solo una sua responsabilità.

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Francesca Duca

Ventinovenne, aspirante giornalista, docente, speaker radiofonica. Dopo una breve parentesi a Chicago, torna a preferire le acque blu dello Stretto a quelle del lago Michigan. In redazione si è aggiudicata il titolo di "Nostra signora degli ultimi" per interviste e approfondimenti su tematiche sociali che riguardano anziani, immigrati, diritti civili e dell'infanzia.Ultimamente si è cimentata in analisi politiche sulle vicende che animano i corridoi di Palazzo Zanca.

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