#Cultura. Federico II di Svevia: un sovrano enigmatico

Un antesignano di un mondo già in trasformazione, un difensore di un potere assoluto da preservare con ogni sorta di coercizione, un uomo versatile amante delle arti e della scienze, un poliglotta che non parla il tedesco, un cristiano in conflitto con i papi. Federico è tutto questo e altro ancora. Numerosissimi storici, biografi e romanzieri si sono affannati e si affannano nel delineare un ritratto omogeneo del personaggio secondo le categorie del buono e del cattivo, del giusto e dell'ingiusto, pur riconoscendo che è quasi impossibile etichettare un uomo talmente eterogeneo, vissuto in un'epoca di passaggio, ricca di fermenti e di stimoli nuovi. Tuttavia è più facile comprendere la complessità di Federico se teniamo conto che in tutti gli uomini che lasciano un indelebile segno di sé ai posteri ,c'è un “oltremisura”che ne potenzia la genialità ma anche ne esaspera gli eccessi.

Un'analisi attenta di Federico, secondo una varietà di prospettive, è quella condotta dal testo collettaneo di Ferdinando Maurici, Ferdinando Raffaele, Carlo Ruta e Teresa Sardella e il suo tempo (2016, Edizioni di storia e di studi sociali. Ragusa pg 139). Nell'immaginario collettivo degli italiani, nelle tradizioni del popolo siciliano, nella iconografia, nella cultura e nell' europea, Federico II occupa un posto di rilievo. Ha contribuito a dar luogo al primo stato moderno d'Europa, il regno di Sicilia, di Calabria e di Puglia, basato non sulla delega dei poteri ai feudatari ma sull' del capo. Centro propulsore la Magna Curia, un insieme di funzionari di stato e di giuristi che assecondavano il regnante nella volontà di realizzare una cultura composita, con l'utilizzo del latino per gli atti ufficiali e del siciliano aulico per la poesia d'intrattenimento.

Il messaggio simbolico del potere è evidente nella concezione architettonica e nella decorazione scultorea dei castelli che Federico fece erigere nel regno per ospitare la sua corte itinerante, la loro collocazione in luoghi strategici non rispondeva solo a finalità difensive ma anche venatorie e ricreative. L'imponenza dei volumi suggerisce immediatamente l'immagine della forza e della solidità e inoltre nella commistione degli stili (novità gotiche, elementi classici, suggestioni arabe) si legge la volontà di voler  fondere passato e presente, creando qualcosa di imperituro. Proprio l'amore forte per le terre meridionali e particolarmente per la Sicilia, terra della madre Costanza d'Altavilla, è l'unico dato incontrovertibile tra le tante contraddizioni del personaggio. La madre è” la terra siciliana” ed egli ne difende il possesso al punto di perdere il potere e persino la vita.

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