Corsi d’oro, Genovese e Rinaldi rinviati a giudizio con altri 21 indagati

Franco Rinaldi, parlamentare PD all'ARS
Franco Rinaldi, parlamentare PD all'ARS

Rinviati a giudizio i deputati PD Francantonio Genovese e Franco Rinaldi. Con loro altre 21 persone e otto società coinvolte nel processo che sta facendo luce sui corsi di formazione a Messina.

Insieme ai due esponenti del Partito Democratico, che sono cognati avendo sposato due sorelle, Chiara ed Elena Schirò, anche loro rinviate a giudizio, il 26 febbraio prossimo compariranno davanti ai giudici della Prima Sezione Penale del Tribunale di Messina l'ex consigliere comunale PD Elio Sauta, sua moglie Graziella Feliciotto, l'esponente del PD nebroideo Salvatore Lamacchia, il Stefano Galletti, Roberto Giunta, Domenico Fazio, Giuseppina Pozzi, Liliana Imbesi, Cettina Cannavò, Natale Lo Presti, l'ex assessore della Giunta Buzzanca Melino Capone con il fratello Natale, l'imprenditore edile Orazio De Gregorio, Salvatore Natoli, Paola Piraino, Francesco Buda, Carmelo Favazzo e Antonino Di Lorenzo.

Rinviate a giudizio anche le 8 società coinvolte nell'inchiesta Corsi d'Oro Calaservice, Napi Service, Sicilia Service, Centro Servizi 2000, Ancol, Enfap, Lumen e la El.Fi. Immobiliare.

Tutti gli sono accusati a vario titolo di associazione finalizzata al peculato e truffa aggravata, falso in bilancio e reati contro la pubblica amministrazione.

Genovese, attualmente agli arresti domiciliari, e il parlamentare ARS Rinaldi sono stati prosciolti dall'accusa di peculato. Totalmente prosciolta da tutte le accuse Roberta Saglimbeni.

Francantonio Genovese
Il parlamentare Francantonio Genovese

Il 19 marzo scorso Genovese si autosospese dal PD. Quasi due mesi dopo la Camera diede il via libera alla richiesta di con 371 sì, 39 no e 13 astenuti. Nelle file del Partito Democratico votarono contro l'arresto (e quindi contro la linea ufficiale del partito) sei colleghi del parlamentare.

Quello stesso giorno Genovese lasciò Roma e una volta arrivato a Messina andò a casa a salutare la famiglia e poi si costituì nel carcere di Gazzi. Due giorni dopo gli furono concessi gli arresti domiciliari.

Elio Granlombardo

Ama visceralmente la Sicilia e non si rassegna alla politica calata dall’alto. La “sua” politica è quella con la “P” maiuscola e non permette a nessuno di dimenticarlo. Per Sicilians segue l'agorà messinese, ma di tanto in tanto si spinge fino a Palermo per seguire le vicende regionali di un settore sempre più incomprensibile e ripiegato su se stesso. Non sopporta di essere fotografato e, neanche a dirlo, il suo libro preferito è “Conversazione in Sicilia” di Elio Vittorini.

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