#Catania. Blitz svela rapporti tra mafia e massoneria

Guardia di Finanza Caltanissetta 15-4-2016 (2)Alle prime luci dell'alba blitz antimafia della Guardia di Finanza di , che ha arrestato 6 appartenenti alla cosca Ercolano, tra cui il reggente Aldo Ercolano, per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e turbata libertà degli incanti e ha svelato stretti rapporti con alcuni componenti la massoneria catanese. Nell'abitazione del boss sono state rinvenute e sequestrate pistole e munizioni. I particolari dell'operazione, nel corso della quale sono emersi anche contatti tra esponenti di una loggia massonica e Cosa Nostra catanese, sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa alla Procura della Repubblica di Catania, alla presenza del procuratore reggente Michelangelo Patané. Su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, i finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno arrestato in esecuzione di un' di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale 6 soggetti.

In manette Aldo Ercolano (Milano, 13.12.1974, detenzione in carcere), Sebastiano Cavallaro (Catania, 9.12.1957, detenzione in carcere), Giuseppe Finocchiaro (Catania, 4.06.1978, detenzione in carcere), Francesco Rapisarda (Libia, 23.12.1943, arresti domiciliari), Carmelo Rapisarda (Libia, 16.10.1939, arresti domiciliari) e Adamo Tiezzi (Catania, 2.12.1962, arresti domiciliari). Contestualmente all'esecuzione delle misure cautelari, sono stati notificati provvedimenti di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di ulteriori 5 indagati, tra cui alcuni professionisti catanesi, cui è contestato il reato di estorsione, usura e turbativa d'asta aggravata dalla modalità mafiosa.

L'attività, svolta dal GICO del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catania nell'ambito di un'articolata indagine delegata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, denominata Brotherhood, ha consentito di arrestare esponenti di vertice della famiglia mafiosa dei Santapaola-Ercolano e specificamente della frangia riconducibile ad Aldo Ercolano (classe 1974), figlio del defunto Sebastiano (classe 1944) e fratello di Mario (classe 1976), boss indiscusso del sodalizio fino al proprio arresto e oggi detenuto per associazione di stampo mafioso. Aldo Ercolano è il cugino dell'omonimo (classe 1960) condannato insieme a Nitto Santapaola quale mandante dell'omicidio del giornalista Pippo Fava.

MassoneriaPiù in dettaglio, ad Aldo Ercolano, attuale reggente della famiglia Ercolano, riconducibile a Cosa nostra catanese e attualmente sottoposto a sorveglianza speciale con obbligo di firma, e al suo stretto sodale Sebastiano Cavallaro è contestata l'appartenenza a un'associazione a delinquere di tipo mafioso, finalizzata all'estorsione, al traffico di droga, al recupero crediti, alla turbativa d'asta e all'acquisizione diretta o indiretta del controllo e gestione di attività economiche. Diversi sono gli episodi estorsivi ricostruiti nel corso delle indagini, posti in essere con metodo mafioso nei confronti di titolari di noti locali di ristorazione, alcuni dei quali effettuati personalmente dall'attuale reggente della famiglia con la collaborazione del suo uomo di fiducia Giuseppe Finocchiaro, anch'egli destinatario di misura cautelare in carcere.

In occasione di tutte le richieste estorsive è stata accertata l'uso del nome della famiglia mafiosa degli Ercolano. È stata poi anche registrata l'attività di recupero crediti svolta dalla famiglia mafiosa, dietro compenso per conto di soggetti terzi come pure l'attività di intimidazione mafiosa finalizzata all'aggiudicazione di aste giudiziarie o a favorire l'assegnazione di pubbliche gare in favore di imprenditori amici. Le indagini hanno pure permesso di riscontrare l'altra attività tipica delle organizzazioni mafiose, ossia il pagamento del cosiddetto stipendio agli affiliati detenuti e ai loro familiari. È stata, in particolare, accertata la puntuale consegna da parte di Cavallaro dello stipendio alla moglie di Nunzio Zuccaro, condannato con sentenza definitiva a 30 anni di carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso, quale appartenente alla famiglia Santapaola-Ercolano e autore dell'omicidio di Francesco Romeo, avvenuto a Misterbianco il 16 febbraio 1992. Elemento assolutamente peculiare che caratterizza l'indagine è rappresentato dall'accertamento di strettissimi rapporti fra la criminalità organizzata ed esponenti della massoneria catanese (da cui il nome dell'operazione: Brotherhood – fratellanza). Il punto di contatto fra le due organizzazioni era rappresentato da Sebastiano Cavallaro, uomo di fiducia della famiglia Ercolano e primo diacono della Gran Loggia Massonica Federico II Ordine di stretta osservanza.

Questi ha svolto un ruolo di collettore tra richieste illecite di imprenditori massoni e la famiglia mafiosa degli Ercolano. Significative in questo senso sono le attività, condotte su richiesta proprio del Sovrano della loggia massonica Francesco Rapisarda, tese a far desistere con ogni mezzo imprenditori dalla partecipazione a un'asta fallimentare per l'aggiudicazione di un complesso industriale, già di proprietà dei fratelli Rapisarda, garantendo così agli stessi di rientrarne in possesso a un prezzo significativamente ribassato, da un milione a 273.000 euro. In relazione a tali attività il GIP di Catania ha disposto per il reato di turbativa d'asta gli arresti domiciliari nei confronti dei fratelli Carmelo e Francesco Rapisarda, titolari della “Mediterranea Costruzioni Metalmeccaniche S.p.a.” e di Adamo Tiezzi (soggetto, quest'ultimo, assai vicino al Cavallaro e con precedenti per traffico di stupefacenti ed estorsione) nonché il sequestro di tutti i beni aziendali mobili e immobili della società.

In altre occasioni l'intervento di Cavallaro è stato sollecitato per ottenere con l'intervento di Aldo Ercolano l'aggiudicazione di appalti per lavori pubblici in favore di imprenditori fratelli massoni, come nel caso dei lavori per la riqualificazione e recupero dell'area dell'ex mattatoio comunale con annesso lavatoio banditi dal Comune di Santa Maria di Licodia. Le indagini hanno trovato riscontro nelle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia secondo i quali fin dal 2002 Aldo Ercolano era responsabile per la famiglia nell'area di Picanello e per i paesi delle Aci e, dopo l'arresto del fratello Mario avvenuto nel 2010, era diventato il riferimento di tutti i gruppi mafiosi riconducibili agli Ercolano.

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