Bravissimo Leo Gullotta, ma il “Sogno” delude

Può un ottimo attore fare di uno spettacolo un ottimo spettacolo? No, non basta. La prova al Vittorio Emanuele, con “Sogno di una notte di mezza estate” di Shakespeare. Protagonista Leo Gullotta. Bravo, bravissimo. Peccato per la regia di Fabio Grossi, decisamente discutibile, che ha trasformato una riflessione sul potere, l'amore e la realtà in una commediola recitata da attori che sembravano perennemente sull'orlo di una crisi di nervi.

E così mentre Gullotta dava vita ad un Bottom-Alfio Anfuso che rappresenta la vita reale, concreta, dove la fame è un'ossessione costante con i bravi Mimmo Mignemi, Antonino Fermi, Fabio Maffei, Federico Mancini e Sergio Mascherpa, ben diversa è la resa di chi ha interpretato elfi, fate e demoni e le due coppie di innamorati.

Salvo Disca (Filostrato), Adriano Di Bella (Demetrio), Marina La Placa (Elena) e Liliana Lo Furno (Ermia) hanno probabilmente pagato lo scotto di una regia nevrotica, mentre i personaggi che animano il bosco, vestiti con improbabili completini sadomaso tutti borchie, pelle nera e glutei ammiccanti avvolti in una stoffa trasparente, hanno lasciato perplesso il pubblico, peraltro poco numeroso.

Molto convincente, ma solo per meriti personali, la Titania di Valeria Contadino, così come il Puck di Alessandro Baldinotti e l'Oberon di Fabrizio Amicucci. Più in sordina e quindi decisamente più gradevole l'interpretazione di Emanuele Vezzoli (Teseo), Leonardo Marino (Egeo) ed Ester Anzalone (Ippolita). Con loro sul palco Irene Tetto (Peasblossom), le fate Marzia Licciardello e Rachele Petrini e gli elfi Francesco Leone, Massimo Arduini e Valentino Sinatra.

Si replica fino a domenica. Il 16 in scena l'Otello di Massimo Dapporto e Maurizio Donadoni, sperando in una regia magari meno originale di quella di Grossi ma più attenta al testo e meno legata alla volontà di stupire.


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