Balistreri segna all’87’ e per il Messina c’è la Serie D

ACR Messina tifosi 2Sabato 30 maggio non può essere una giornata qualsiasi. Quella di oggi è una data che resterà nella storia dei dello Stretto. Messina e Reggina si affrontano nel ritorno del play out del girone C di per una partita che vale una stagione, un orgoglio da salvaguardare, un'identità da preservare.

Per una partita che vale la sopravvivenza tra i professionisti o la morte nell'inferno dei dilettanti.

Dopo l'1-0 firmato Insigne in quel di Reggio Calabria martedì scorso, Corona e compagni sono chiamati oggi a vincere per non retrocedere. Per l'occasione, sono più di 6.500 i presenti nell'impianto del San Filippo, cinquecento dei quali provenienti da Reggio Calabria.
Il primo a tentare la conclusione verso la porta amaranto è il capitano Giorgio Corona, che si accentra dalla sinistra e tenta il colpo a giro. Ma la sfera termina larga rispetto alla porta difesa da Belardi (6′).
Gli ospiti provano a rispondere con uno scambio rapido sulla trequarti e il tiro di potenza di Insigne. Il pallone termina sul fondo senza impensierire (13′).
L'occasione migliore capita però sulla testa di Ungaro. Cross del solito Insigne, l'estremo difensore peloritano buca in uscita alta, il centrale reggino si avventa sulla sfera ma non trova l'incrocio dei pali per una questione di centimetri (23′).
La partita è nervosa, con i gialli che fioccano da un lato e dall'altro. Come un copione già scritto, Messina che tenta di condurre il gioco e Reggina pronta a ripartire in contropiede sfruttando la velocità di Viola ed Insigne.
Nel secondo tempo, che comincia con più di un quarto d'ora di ritardo, il leitmotiv non cambia. E a farne le spese è Benedetti, che si becca la doppia ammonizione per una vistosa trattenuta ai danni di Mancini partito in contropiede (12′).
L'allenatore amaranto Tedesco, espulso negli spogliatoi, opta per un 4-4-1 inserendo Magri, un difensore, al posto di Viola, il migliore dei suoi fino a quel momento.
Ma la superiorità numerica dei siciliani non è sfruttata a dovere e il primo vero tiro in porta messinese arriva solo al 35′, con Belardi che si supera deviando in angolo la girata ravvicinata di Orlando, un fantasma in campo fino a quel momento.
Martinelli di Roma 2, a causa dei continui petardi provenienti dalla Curva Sud, è costretto a interrompere il match a più riprese, con il reparto celere della Polizia a difesa della porta Reggina.
Ormai si gioca solo sui nervi e sulle perdite di tempo reggine, pronte come un orologio svizzero a ogni attacco giallorosso. A tre minuti dallo scadere, Balistreri, neo entrato, trova anche la rete che sancisce la definitiva retrocessione del Messina nei dilettanti.
Una retrocessione grottesca per le modalità con cui è maturata. Le responsabilità devono essere attribuite interamente a una società che già a gennaio aveva manifestato la volontà di mollare la squadra a fine campionato.
Una società, con il signor Pietro Lo Monaco in testa, che non ha dimostrato alcun interesse per la piazza né per la categoria. Giocatori inadatti, con una formazione che non aveva né anima né identità già nel ritiro estivo di Camigliatello. Finisce nel peggiore dei modi. Finisce in serie D.

 

Hermes Carbone

Social Media Strategist, Blogger, Freelance e Speaker. Laurea in Giornalismo a Messina, master in Communication & Media Studies presso la London School of Journalism. Fondatore de 'Il Nuovo.me' e Cosmopolitalians.

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