Abolizione delle Province, Grioli al PD: completiamo la riforma

Palazzo dei Leoni Provincia 20120709 IMG 9201Il conto alla rovescia per l'approvazione della legge sulla riorganizzazione delle Province siciliane è iniziato. Se l'ARS non approverà la normativa entro il 15 febbraio, il progetto tanto caro al presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta andrà in fumo e si tornerà al voto.

Una figuraccia senza precedenti di gattopardiana memoria (se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi) che sarebbe meglio evitare, non fosse altro che per mantenere gli ultimi brandelli di credibilità politica e istituzionale.

A prendere posizione sulla vicenda l'ex segretario cittadino del PD di Messina Peppe Grioli. Che in una nota inviata al segretario regionale del Partito Democratico Giuseppe Lupo, al segretario del PD provinciale Basilio Ridolfo, al  Capo Gruppo del PD all'ARS Baldo Gucciardi sottolinea che “l'iter d'istituzione dei liberi consorzi comunali in sostituzione delle Province regionali ha subito dei rallentamenti che hanno comportato la necessità di una proroga dei commissari nelle more della nuova articolazione istituzionale. Il tempo sta per scadere, se entro il 15 febbraio non sarà approvata una legge che ridisegni l'architettura delle istituzioni sovracomunali, in Sicilia si tornerebbe al voto per l'elezione dei consigli provinciali e di presidenti e giunte.

E' del tutto evidente che tale eventualità sarebbe percepita dai siciliani come un ulteriore presa di distanza tra cittadini ed istituzioni. Un Ente che si è sentito il bisogno di eliminare sarebbe rivitalizzato dopo essere stato di fatto delegittimato o depotenziato nella sua autorevolezza”.

Ex consigliere provinciale, Grioli dichiara che “pur non essendo stato convinto dalle ragioni poste a fondamento della eliminazione delle Province, sia perché credo che il loro destino infelice sia da addebitare alla moltiplicazione di enti e strutture che alle stesse si sono sovrapposte nel tempo e per la mancata attuazione di competenze reali in termini di programmazione dello sviluppo socio-economico in aree comprendenti più Comuni, sia perché per principio diffido molto dai messaggi semplificati e superficiali, credo tuttavia che oggi siamo di fronte alla necessità di dare compiutezza ai processi di riforma su cui i , in particolare quelli di governo, si giocano tutta la loro credibilità”.

Peppe Grioli

L'esponente del PD boccia il ddl Cracolici, che conferisce lo status di città a Messina, Catania e Palermo e istituendo dei Consorzi per gli altri Comuni, sostenendo che “appare fin troppo ininfluente per gli assetti socio-economici dei territorio considerati, soprattutto a Messina, dove la città metropolitana coinciderebbe con il solo territorio del capoluogo.

Le città metropolitane hanno senso se finalizzate alla realizzazione di sistemi integrati di servizi ed attività complesse. Messina rappresenta il modello di città metropolitana che guarda in due direzioni: verso la montagna e verso il mare sull'altra sponda dello Stretto”.

E visto che già la Legge Regionale 9 del 1986 ha istituito le aree metropolitane di Messina, Catania e Palermo e che un decreto del 1995 della presidenza della Regione Sicilia inseriva nell'area metropolitana del capoluogo peloritano 51 Comuni (Alì, Alì Terme, Antillo, Barcellona Pozzo di Gotto, Casalvecchio Siculo, Castelmola, Castroreale, Condrò, Fiumedinisi, Forza d'Agro, Furci Siculo, Furnari, Gaggi, Gallodoro, Giardini Naxos, Guartieri Sicaminò, Itala, Leni, Letojanni, Limina, Lipari, Malfa, Mandanici, Merì, Messina, Milazzo, Monforte San Giorgio, Mongiuffi Melia, Nizza di Sicilia, Pace del Mela, Pagliara, Roccafiorita, Roccalumera, Roccavaldina, Rometta, San Filippo del Mela, San Pier Niceto, Sant'Alessio Siculo, Santa Lucia del Mela, Santa Marina Salina, Santa Teresa di Riva, Saponara, Savoca, Zanclea, Spadafora, Taormina, Terme Vigliatore, Torregrotta, Valdina, Venetico e Villafranca Tirrena) Grioli ritiene inaccettabile che “un'idea di Città Metropolitana coincida con il perimetro del Comune di Messina, perché perderebbe senso l'operazione in sé. Partire dalla perimetrazione dell'area metropolitana prevista nel 1995, darebbe valenza ad un'area con popolazione, connessioni, interessi e sinergie politiche, economico e sociali di sicura rilevanza.

Sarebbe il primo importante passo per lanciare la nostra città oltre lo Stretto. Da almeno 50 anni l'area metropolitana dello Stretto ha rappresentato più una suggestione che un'ipotesi reale, ma potrebbe rappresentare la più importante integrazione tra sistemi territoriali d'Italia e uno strumento di attrazione di fondi dell'UE”.

Al partito Grioli chiede un confronto sul tema, che “assume valenza strategica per il futuro di Messina” recuperando “il deficit di approfondimento che oggi risulta fondamentale.

Il 15 febbraio è vicino e non ci possiamo permettere che trascorra il tempo per poi tornare al voto, né tanto meno esitare una legge che serve solo a dire che “abbiamo eliminato le Province”. Temo che al momento l'ARS sia divisa tra queste due opzioni a scapito della terza, che credo sia l'unica che vada nell'interesse esclusivo dei cittadini: una riforma seria che produca effetti e cambiamenti economico-sociali reali”.

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Francesca Duca

Ventinovenne, aspirante giornalista, docente, speaker radiofonica. Dopo una breve parentesi a Chicago, torna a preferire le acque blu dello Stretto a quelle del lago Michigan. In redazione si è aggiudicata il titolo di "Nostra signora degli ultimi" per interviste e approfondimenti su tematiche sociali che riguardano anziani, immigrati, diritti civili e dell'infanzia.Ultimamente si è cimentata in analisi politiche sulle vicende che animano i corridoi di Palazzo Zanca.

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