27 settembre 11.36 Monte di Pietà, inaugurazione della mostra “Le immagini (s)velate

Domani 28 settembre, alle ore 19.30 un nuovo appuntamento con l'Arte contemporanea, manifestazione promossa dall'assessorato provinciale alle Politiche culturali.

Le sale del Monte di Pietà ospiteranno le dell'artista Alessandra Lanese. La mostra intitolata “Le immagini (s)velate” è curata da Teresa Pugliatti e sarà inaugurata dal presidente della Provincia, Nanni Ricevuto e dall'assessore provinciale alla Politiche culturali Giuseppe Crisafulli.

Osservare un quadro di Alessandra Lanese su un catalogo produce come effetto immediato il desiderio di trovarsi di fronte all'originale. Si intuisce subito che tanto le sfumature cromatiche, quanto le stratificazioni sono percepibili nella loro totale e complessa vitalità soltanto se viste da vicino. L'originale conferma l'intuizione, perché si rimane veramente incantati nel constatare come il soggetto dell'opera prenda vita grazie alla forma pittorica puramente cromatica.

A volte poche pennellate sembrano geniali abbreviazioni di una narrazione che seppure priva di uomini irradia sensazioni, palpiti, turbamenti, passioni. Guardando le tele, perché solo la flessuosità della tela risponde alle esigenze di approccio anche tattile della Lanese, guardando le tele, si diceva, si ha l'impressione che le profondità che la donna e l'artista cercano siano estranee al mondo delle parole. Che l'unico modo a lei possibile per affrontare, e condividere  un proprio rapporto con il mondo sia la pittura. Tant'è che un osservatore che guarda gli aerei, che possono essere scambiati per uccelli, in Empire, oppure il treno che dà l'impressione di “dovere” uscire dalla tela in A350, ha o la sensazione di venire risucchiato in quell'atmosfera o l'impressione di essere testimone oculare di un accadimento.

Cifra comune di alcuni racconti, come questi citati, è comunque il coinvolgimento dello spettatore all'evento, è la costante impressione di dinamica partecipazione che non contrasta con l'immobilità di quanto fissato, quasi fosse scolpito, sulla tela. “…mediante pretesti figurativi semplici ed evocativi” – dice Antonio Vitale in un testo critico a corredo del catalogo – “come il treno, il dirigibile, il sommergibile, l'aereo e più ancora, che nelle sfumate atmosfere in cui sono immersi incarnano la metafora del viaggio”.  

Che dietro questo ricco e articolato mondo che i quadri rimandano ci sia non solo una particolare raffinata sensibilità ma anche un notevole studio si percepisce. Ne sono indiretta e innocente conferma quei quadri che portano i nomi di alcune città. Hanno nomi di città ma parlano di cultura, di arte. Sono un omaggio a chi Alessandra Lanese considera maestro, sono citazioni aristocratiche ed anche sintesi di ciò che per lei sono quelle città. Ed ecco Napoli con il Cavallo di Paladino che si staglia dinanzi al “Museo d'Arte Donna Regina”, e Milano con la “ del '900” in cui svetta il Neon di Fontana, ed ancora la Défense di Parigi riconoscibile per il volto del Tindaro di Mitoraj. Su una tela più grande la bellissima cupola trasparente che avvolge il Guggenheim Museum di New York e al quale la Lanese riconosce la funzione di attuale centro d'approdo dell'arte mondiale.

Mondo che lei visita e che le rimane dentro, tanto da ricostruirne le mappe. 324 N.O, per esempio, riproduce il luogo dove l'artista si trovava nel momento della creazione artistica. Ai piedi di ogni mappa, poggiate su un piedistallo, delle bocce che raccolgono ciò che la Lanese inizialmente fissa sulle tele e poi man mano elimina. Teresa Pugliatti nella prefazione al catalogo li definisce “ detriti” perché in effetti “ne mantengono la memoria e ne promettono una virtuale ricostruzione”. Sono bocce che hanno intrappolato i colori e gli odori dei colori, quando si aprono emanano una fragranza che rimanda ai momenti della elaborazione creativa, all'atmosfera atemporale del momento creativo. L'unica sigillata è I cinque di Bonaventura.

Lì sono raccolti gli articoli che il giornalista della Gazzetta del Sud, Vincenzo Bonaventura, ha scritto sui cinque artisti che hanno preceduto la Lanese al Monte di Pietà. La ceralacca che li sigilla, forse, non è solo un omaggio al giornalista le cui parole sono simbolicamente equiparate ai messaggi importanti dei secoli passati che venivano secretati, appunto, con la ceralacca. Forse il sigillo è un omaggio anche alla parola in sé, che non deve essere dispersa. Perché conserva, perché tramanda.

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