1 giugno 09.59 Modifica Costituzione, lettera del prof. Mantineo a Bersani

Lettera del docente universitario Antonino Mantineo al segretario del Partito democratico Bersani, alla direzione e al coordinamento del Pd in merito alla “possibile e preoccupante modifica profonda della nostra Costituzione, in seguito a un'iniziativa parlamentare, che riduca i poteri del Parlamento e ampli quelli del Premier, distruggendo il sistema di governo parlamentare come delineato dalla Costituzione”.

“Gentile segretario, on. Bersani -scrive Mantineo- seguiamo con grande preoccupazione ed apprensione le fasi delicate della nostra vita democratica, quelle che,tra l'altro, oggi vedono un governo “tecnico” assumere decisioni politiche, che tardano ad affrontare i veri nodi della crisi finanziaria ed economica, sia quelli interni sia quelli determinati da un sistema internazionale ed europeo, che necessiterebbero di politiche di risanamento sì, ma anche di crescita nei settori vitali, come il welfare e di redistribuzione delle ricchezze, privilegiando i giovani ed il lavoro.

Ancor di più ci preoccupa, però, l'iniziativa che sembra privilegiarsi in sede parlamentare e che porterebbe ad una modifica profonda della nostra Costituzione, rompendo in modo irreparabile quel delicato equilibrio tra organi dello Stato, riducendo, fino ad vanificare, il ruolo del nostro Parlamento, il quale si è posto, dall'avvento del sistema democratico, come caposaldo dei diversi orientamenti politici, culturali e sociali, nonché come organo che attraverso l'istituto della fiducia, appunto parlamentare, indirizza, controlla l'attività del governo. La nostra democrazia ed il suo governo parlamentare ci appaiono ancora oggi, anzi,di più, particolarmente oggi come sistema che va mantenuto.

In questi anni, infatti, la delegittimazione del parlamento, la sua messa in discussione, anche attraverso dichiarazioni rese dal già Presidente del Consiglio, onorevole Berlusconi, l'uso reiterato dello strumento del voto di fiducia per l'approvazione di proposte di legge, o il ricorso non “necessario”, né “urgente” al decreto, hanno già attentato alla forma parlamentare. Ci permetta di fare presente che per vivificare e rinnovare la nostra democrazia oggi riteniamo prioritario ritornare allo spirito e ai principi costituzionali, quelli già vigenti, riportando la legislazione ordinaria, per quanto attiene, in primo luogo, il ruolo dei partiti ai livelli di compatibilità e coerenza, con quelli sanciti dalla  nostra Costituzione.

Il nostro Paese appare già oggi molto frammentato, le cittadine ed i cittadini vedono con poca fiducia le istituzioni e chi le governa, mal sopporterebbero in questa fase una modifica della nostra Costituzione che non sia l'esito di una riflessione pacata, meditata, equilibrata sugli istituti di Governo del Paese. Ogni accordo che pur dovesse verificarsi tra i partiti che in questa fase stanno mantenendo in vita il governo in carica apparirebbe un altro strappo, dopo quelli di questi anni, verso un modello elitario, sempre più accentrato di poteri nell'Esecutivo, nel Premier e con spazi di libertà che si riducono sugli istituti di grazia e di controllo.

A scriverle in rappresentanza di colleghi di università di Messina e di Catanzaro, di studenti, di giovani ricercatori, di associazioni di volontariato e di promozione sociale, cattoliche, cristiane, laiche, è un universitario che ritiene ogni modifica della nostra Costituzione da posticipare, magari alla prossima legislatura, e che nell'immediato altri segni si rendono necessari per ridare spazio alla partecipazione e alla fiducia dei cittadini.

Riteniamo che, accanto ai Comitati in difesa della Costituzione, già fondati da Giuseppe Dossetti nel 1994, di cui molti di noi si sentono parte, oggi la mobilitazione sarebbe ancor più di massa, perché la nostra Costituzione e la forma di governo che essa propone ci sembrano un valore da difendere, lasciando da parte ogni deriva populista e di bonapartismo, che non renderebbe il nostro Paese più governabile e meno che mai più democratico, anche alla luce di quella cittadinanza attiva come prevista dal novellato art. 118 Cost., che solo nel 2001 è diventato articolo della Costituzione e che attende di essere più attuato.

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